TIM ha ufficialmente confermato di aver ricevuto comunicazione dalla Corte d’Appello, riguardante la decisione di rigettare la richiesta di sospensione della sentenza emessa ad aprile dello scorso anno.
Tale sentenza stabilisce la restituzione dei canoni relativi all’anno 1998, oltre agli interessi e accessori, rendendola provvisoriamente esecutiva.
Questo rimane in vigore fino a che la Corte di Cassazione non prenderà una decisione definitiva sul ricorso presentato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Nonostante la sentenza, non è previsto alcun rilascio di garanzie a carico di TIM per l’esecuzione della stessa.
Il gestore telefonico si trova così di fronte a un impatto economico stimato in circa un miliardo di euro, un peso significativo in un contenzioso che dura da oltre 25 anni.
Il contenzioso si riferisce al canone di concessione delle linee radio richiesto dallo Stato per il 1998, anno che segue la liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni.
TIM, la precedente concessionaria, sostiene di dover ricevere la restituzione di quanto versato.
La situazione è complicata da interventi della Corte di Giustizia dell’Unione europea, che ha evidenziato un conflitto tra la direttiva sulla liberalizzazione e le norme nazionali che hanno prorogato l’obbligo di pagamento del canone per quel particolare anno.
Nel 2020, la magistratura europea ha chiarito che le normative comunitarie non permettevano che un’impresa come TIM continuasse a versare un canone calcolato sul fatturato, limitando le richieste a soli costi amministrativi legati alla gestione delle licenze.
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