Dopo le polemiche seguite all’introduzione di modifiche nelle politiche sulla privacy da parte di Meta, il gigante tecnologico si trova al centro di 11 denunce riguardanti il possibile utilizzo dei dati personali per addestrare i suoi modelli di Intelligenza Artificiale, senza aver ottenuto il consenso degli utenti.
Queste modifiche sollevano preoccupazioni sul rispetto delle normative sulla privacy dell’Unione Europea, portando il gruppo di difesa NOYB (European Centre for Digital Rights) a sollecitare le autorità competenti a intervenire tempestivamente per bloccare tali pratiche.
NOYB ha già presentato diverse denunce nei confronti di Meta e di altre aziende Big Tech per presunte violazioni del GDPR dell’UE, il quale prevede sanzioni fino al 4% del fatturato globale di un’azienda.
Meta, dal canto suo, ha difeso l’utilizzo dei dati degli utenti, sostenendo di avere un interesse legittimo nell’addestramento dei suoi modelli di Intelligenza Artificiale generativa e strumenti correlati, che potrebbero essere condivisi con terze parti.
Il fondatore di NOYB, Max Schrems, ha criticato aspramente Meta per l’approccio nei confronti della privacy degli utenti, citando pronunciamenti della Corte Europea a suo supporto.
Schrems ha sottolineato la mancanza di consenso esplicito da parte degli utenti e ha esortato le autorità di vari paesi europei a intervenire d’urgenza di fronte alle imminenti modifiche.
La situazione si preannuncia quindi come un ulteriore capitolo nella complessa relazione tra le Big Tech e la protezione dei dati personali.
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