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Il gigante dei social media Meta, noto per piattaforme come Facebook e Instagram, è stato multato per ben 91 milioni di euro dalla Data Protection Commission (DPC), l’autorità principale per la protezione dei dati nell’Unione Europea.
Questo provvedimento è il risultato di una grave inadempienza: l’azienda di Menlo Park ha memorizzato inadvertitamente le password di alcuni utenti senza alcuna forma di protezione o crittografia.
L’inchiesta avviata dal DPC cinque anni fa è stata innescata da una comunicazione diretta di Meta, in cui l’azienda segnalava di aver archiviato password in “testo in chiaro”.
Questo gesto di trasparenza ha sollevato seri interrogativi sulla sicurezza dei dati e sulla protezione della privacy degli utenti.
Graham Doyle, vicecommissario del DPC irlandese, ha rimarcato che la memorizzazione delle password in chiaro rappresenta un rischio significativo, poiché consente potenziali abusi da parte di malintenzionati.
D’altra parte, un portavoce di Meta ha dichiarato che l’azienda ha prontamente intrapreso azioni correttive dopo aver scoperto il problema durante una revisione di sicurezza nel 2019, evidenziando assenza di prove sull’uso improprio delle password.
La DPC ha già inflitto a Meta sanzioni per un totale di 2,5 miliardi di euro per varie violazioni del Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) dall’entrata in vigore di questa normativa nel 2018.
Tra queste, spicca una multa record di 1,2 miliardi di euro nel 2023, contro cui Meta sta attualmente facendo ricorso.
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