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Ascolto Attivo: come gli smartphone diventano strumenti di sorveglianza invisibili

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Active Listening: una nuova frontiera della pubblicità mirata

“Non è un episodio di Black Mirror”.
Così inizia la presentazione della funzione Active Listening che trasforma smartphone e dispositivi in microfoni per ascoltare conversazioni, monitorando silenziosamente ciò che diciamo.

Queste informazioni vengono poi utilizzate per realizzare campagne pubblicitarie altamente personalizzate, creando un’esperienza che sembra a volte una coincidenza, ma che in realtà è frutto di un attento monitoraggio delle abitudini di navigazione degli utenti.
Il sito 404 Media ha esaminato un documento di Cox Media Group (CMG) che rivela come questa tecnologia sia implementata.

La rivelazione di Cox Media Group

Nel documento riservato, pubblicato a novembre 2023, CMG ammette apertamente che “i nostri telefoni ci stanno ascoltando” grazie a una tecnologia denominata “Voice Data”.
La documentazione offre dettagli su come le aziende possano impiegare questi dati per migliorare la loro pubblicità.
Ad esempio, quando un dispositivo è a pochi centimetri da noi, diventa un osservatore attento delle nostre conversazioni quotidiane, contribuendo a costruire un profilo utente estremamente dettagliato.

Questa strategia di marketing va oltre la semplice analisi delle ricerche online, promettendo una comprensione più profonda del comportamento dei consumatori.
Gli annunci non sono più solo il risultato di algoritmi, ma di conversazioni reali, trasformandosi così in messaggi pubblicitari che sorprendono e attirano.

Legalità e privacy nell’era dell’Active Listening

Un punto fondamentale discusso nel documento è la legalità di tali pratiche.
CMG chiarisce che è legale raccogliere dati vocali, sottolineando come, accettando i termini di servizio di un nuovo dispositivo, gli utenti acconsentano automaticamente all’ascolto attivo dei loro smartphone.
In pratica, qualsiasi dispositivo con attivazione vocale deve monitorare costantemente l’ambiente circostante.

Questi dati permettono di creare profili di consumatori, mostrando annunci mirati e attenendosi ai reali interessi degli utenti.
Sebbene questa prassi risulti vantaggiosa sia per le aziende che per i consumatori, solleva interrogativi su privacy e consenso che meritano un’accurata riflessione.

Per ulteriori dettagli, è possibile consultare la presentazione [qui](https://www.example.com).

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