All’inizio di questa settimana, il Wall Street Journal ha evidenziato le sfide che le aziende di intelligenza artificiale stanno affrontando nel raccogliere dati di addestramento di alta qualità.
Questo problema è stato ulteriormente dettagliato dal New York Times nelle ultime ore, evidenziando le pratiche discutibili messe in atto dalle aziende in questo contesto.
Un esempio emblematico è rappresentato da OpenAI, che ha attirato l’attenzione per aver utilizzato oltre un milione di ore di video di YouTube per addestrare il suo avanzato modello di linguaggio GPT-4.
Anche se consapevole della questione legale, l’azienda ha giustificato tale azione come necessaria per garantire la competitività e la comprensione del mondo da parte dei propri modelli.
La problematica legale si estende anche a Google, coinvolto nell’addestramento dei propri modelli su contenuti YouTube.
Tuttavia, l’azienda ha sottolineato di seguire scrupolosamente gli accordi con i creatori di contenuti.
Di fronte al rischio che i dati di addestramento si esauriscano entro il 2028, le aziende stanno esplorando diverse strategie.
Uno dei possibili approcci è l’utilizzo di dati “sintetici” generati internamente, sebbene questa pratica debba ancora dimostrare la sua efficacia.
Un’altra via è rappresentata dal “curriculum learning”, che prevede un’organizzazione mirata dei dati per favorire una migliore comprensione da parte dei modelli.
Tuttavia, il dilemma rimane: da un lato la necessità di dati di alta qualità, dall’altro le restrizioni legali e etiche legate alla loro raccolta.
In un panorama in evoluzione come quello dell’Intelligenza Artificiale, risolvere questa equazione diventa una sfida fondamentale per il settore.
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