Il 19 ottobre, durante la tanto attesa partita Juventus-Lazio, Piracy Shield ha commesso un errore clamoroso.
Il sistema, sostenuto con fervore dall’Agcom, ha erroneamente scambiato alcuni IP di Google Drive e YouTube per sorgenti di streaming piratato, portando così a un blocco dei servizi di Google.
Questa disfunzione ha scatenato una serie di reazioni, mostrando la fragilità di un sistema che, anziché combattere la pirateria, ha colpito utenti innocenti.
L’Agcom, che normalmente si fa portavoce delle azioni contro la pirateria, è rimasta silenziosa, mentre è attesa un’interrogazione parlamentare.
Il Codacons ha espresso il suo disappunto, sottolineando che le misure contro il “pezzotto” si sono rivelate insufficienti e dannose, causando danni a utenti legittimi.
Si tratta di un errore plausibilmente tecnico, ma non per questo giustificabile nel contesto dell’operatività del Piracy Shield.
La Legge di recente aggiornamento permette all’Agcom di perseguire gli utenti che commettono atti di pirateria sui contenuti streaming, ma l’implementazione è fallace.
Il Piracy Shield, invece di risolvere, ha creato confusione, impedendo l’accesso a Google Drive e YouTube e mostrando l’inadeguatezza nel gestire situazioni chiave.
La situazione ha colpito non solo utenti privati, ma anche aziende e istituzioni, creando danni notevoli.
La mancanza di aggiornamenti alla whitelist per gli IP di servizi legittimi amplifica la frustrazione.
L’Agcom dovrebbe fornire spiegazioni invece di rimanere in silenzio.
Come sottolineato dal Codacons, l’incidente rappresenta un grave precedente e richiede un’indagine da parte della Procura della Repubblica di Roma per accertare eventuali responsabilità.
L’agenzia non può continuare a permettere che misure contro la pirateria portino a disagi così estesi per una massa di utenti incolpevoli.
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