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Stati Uniti e Regno Unito dicono no alla dichiarazione per un’IA “sostenibile e inclusiva”!

USA e Regno Unito rifiutano la dichiarazione sull’intelligenza artificiale: le implicazioni globali

Agli occhi del mondo, gli Stati Uniti e il Regno Unito si sono discostati da un’importante dichiarazione per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale (IA) siglata da circa 60 nazioni, tra cui potenze come Cina, India e Canada, durante l’AI Action Summit tenutosi a Parigi.
Questa dichiarazione evidenziava la necessità di una governance internazionale responsabile e collaborativa riguardo alle applicazioni dell’IA.

Il vicepresidente statunitense JD Vance, rappresentante dell’amministrazione Trump, ha sottolineato che gli USA intenderanno continuare a dominare questo campo tecnologico cruciale.
Vance ha affermato che i sistemi più avanzati di intelligenza artificiale dovranno essere sviluppati sul suolo americano, con chip realizzati localmente.
Questo approccio segnala una chiara discontinuità rispetto alla politica più cooperativa dell’amministrazione Biden.

Preoccupazioni e reazioni in risposta alla dichiarazione

Non sorprende che il rifiuto degli Stati Uniti e del Regno Unito abbia sollevato preoccupazioni tra i leader globali e gli esperti del settore.
Il tema centrale risiedeva nella terminologia della dichiarazione, descritta come “troppo restrittiva”.
Il comunicato mirava a garantire che l’IA fosse etica, aperta e sostenibile per il pianeta, temi affrontati con grande serietà dai rappresentanti europei, i quali hanno intenzione di investire massicciamente in infrastrutture per promuovere un ecosistema di IA autonomo e resiliente in Europa.

Il rifiuto di firmare la dichiarazione da parte del Regno Unito è stato spiegato con la necessità di mantenere una propria strategia nel panorama globale, evitando di diventare un semplice alleato dell’America.
Si teme che ciò possa ripercuotersi sulla collaborazione tra le aziende britanniche e i leader del settore tecnologico statunitense, compromettendo la leadership del Regno Unito nella ricerca sull’IA.

Risvolti geopolitici della questione sull’IA

Il contesto competitivo tra Stati Uniti, Cina ed Europa è in rapida evoluzione, con ogni attore che cerca di assicurarsi una posizione predominante.
Vance ha chiaramente evidenziato i rischi di collaborare con “regimi autoritari”, puntando il dito contro la Cina senza citarla direttamente.
Un approccio improntato all’America First ha suscitato preoccupazione nella comunità globale, destando timori che un’alleanza con tali stati possa avere conseguenze disastrose per le democrazie.

In questo clima di incertezze normative, Vance ha criticato anche misure europee come il Digital Services Act e il GDPR, avvertendo che è cruciale creare framework normativi che non soffochino lo sviluppo della tecnologia IA, bensì lo promuovano.
Non resta che attendere ancor più sviluppi in un settore in forte trasformazione, dove le relazioni geopolitiche continueranno a influenzare il futuro dell’innovazione tecnologica.

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