Recensione: Hitman 3, l’apice della trilogia
Hitman 3: Il culmine della trilogia
Hitman 3 segna il glorioso ritorno di uno dei migliori franchise degli ultimi 5 anni.
Purtroppo, questa terza puntata rappresenta anche la chiusura di una trilogia eccezionale, ma termina con la stessa forza con cui è iniziata.
Una trama più profonda
Sebbene personalmente non fossi mai stato molto coinvolto dalla storia dei recenti giochi di Hitman, Hitman 3 è il più incentrato sulla narrazione.
A parte il livello finale, potresti probabilmente saltare le scene tagliate e goderti il gioco senza che ciò interferisca con il tuo divertimento, se la trama non è il tuo focus principale.
Tuttavia, consiglio vivamente di dargli una possibilità, anche se solitamente tendi a ignorarla.
Il gioco ci mette nei panni dell’Agente 47 che, insieme a Lucas Grey, intraprende la sua missione più drammatica e intensa fino ad oggi: distruggere Providence, un’organizzazione oscura simile agli Illuminati che ha plasmato 47 nel mostro che è diventato.
Non si tratta più solo di completare contratti, ma di una ricerca personale per distruggere il gruppo che ha privato 47 della sua umanità.
In un certo senso, sembra che IO Interactive stia cercando di esplorare alcuni temi introdotti in Absolution.
Profondità dei personaggi
Questa storia approfondisce il personaggio di 47 e lo sviluppa ulteriormente, rendendolo più complesso, anziché un semplice strumento per omicidi creativi.
Uno dei momenti preferiti nel gioco è un dettaglio del tutto trascurabile.
Esiste un punto di infiltrazione facoltativo che si sblocca completando uno dei livelli e ti posiziona su una passerella con un ombrello.
Una donna accanto a te ti chiede se hai visto la ragazza che doveva incontrare e inizia a chiedersi se sia stata mollata.
47 offre consigli e la conforta in parte.
È un dettaglio apparentemente insignificante ma che rende davvero apprezzabile l’Agente 47 come personaggio.
Continua…