Il recente blocco di Google Drive, avvenuto a causa di un’errata segnalazione da parte di DAZN, ha messo in luce le fragilità del sistema di monitoraggio e gestione dei contenuti digitali in Italia.
Massimiliano Capitanio, commissario di Agcom, aveva annunciato che sarebbero stati chiesti danni per l’incidente, ma le conseguenze sono ben più gravi di quanto previsto.
Il comunicato di Agcom avverte: “Diffida a DAZN” e invita tutti gli interessati a registrarsi sulla piattaforma Piracy Shield.
Tale sistema, concepito per prevenire il “pezzotto” e proteggere i diritti di Sky e DAZN, sembra essere stato usato impropriamente dalla stessa DAZN, contribuendo a un caos indesiderato.
In dato 23 ottobre, Agcom ha ripristinato l’accesso ai servizi bloccati, ma non senza sollevare interrogativi sull’efficacia di Piracy Shield.
DAZN si è ritrovata al centro della polemica, ma le sue azioni evidenziano come la mancanza di regolazione metta a rischio l’intero sistema.
La commissaria Elisa Giomi ha messo in guardia sui limiti di responsabilità, sottolineando la necessità di scrivere regole più chiare per chi ha il potere di oscurare contenuti online.
Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha suggerito che i disservizi potrebbero essere ridotti se gli operatori cooperassero per mantenere aggiornate le whitelist.
Ciò solleva una domanda cruciale: perché una piattaforma come DAZN ha potuto esercitare un simile potere su Google Drive senza adeguate misure di controllo?
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