Il gruppo CCIA (Computer & Communications Industry Association) ha recentemente espresso preoccupazioni significative riguardo alla normativa Piracy Shield, presentando una serie di raccomandazioni in risposta alla consultazione pubblica dell’Agcom.
La CCIA ha sottolineato la necessità di considerare i rischi per la libertà d’impresa e di espressione, evidenziando criticità strutturali nel sistema di blocco italiano.
Da oltre un anno dall’introduzione di Piracy Shield, il sistema, lanciato nel febbraio 2024, non ha rispettato le aspettative iniziali, come riportato da TorrentFreak.
A fronte dell’auspicata eliminazione della pirateria, i risultati ottenuti sono stati insoddisfacenti e i siti pirata continuano a proliferare, sollevando interrogativi sull’efficacia della normativa attuale.
Tra le proposte da parte della CCIA, emerge la richiesta di chiarimenti sull’articolo 8, comma 3, che conferisce poteri all’Agcom per emettere ordini di rimozione di contenuti provenienti da server esteri.
Questo potere solleva preoccupazioni relative alla giurisdizione e al rispetto dei principi europei e italiani sulla libertà di espressione.
La CCIA critica, inoltre, il paragrafo 4 riguardante l’ordine di disabilitazione dei contenuti, ritenendo necessario garantire che tali misure siano proporzionate e giustificate.
I membri della CCIA, tra i quali figurano importanti aziende come Amazon e Google, continuano a chiedere maggiore trasparenza nei processi decisionali e maggiore attenzione agli errori operativi già riscontrati, affinché si possa giungere a normative più eque e funzionali nella lotta alla pirateria.
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